Olio Extravergine di Oliva di Alta Qualità

“L’invecchiamento guasta all’olio il sapore, a differenza di quanto accade per il vino, e al massimo si può arrivare ad un anno.”
Plinio il Vecchio

L’Ulivo ha accompagnato l’’Uomo Mediterraneo per millenni. Simbolo di rigenerazione dopo il diluvio, di speranza per una terra fertile ed allo stesso tempo di pace in quanto sancì la fine del castigo riavvicinando Dio agli uomini.
La storia dell’ulivo e della cultura che ha generato nella regione del Mediterraneo è talmente vasta che raccontarla appare un’impresa colossale.
In queste pagine facciamo un tentativo per descrivere l’evoluzione dell’ulivo e dell’olio nell’arco di 6.000 anni, partendo dalle civiltà emergenti nei paesi del Mediterraneo Orientale fino a giungere ai tempi recenti nei quali stiamo vivendo un vero e proprio Rinascimento dell’Olio di Oliva.
L’Olio Extravergine di Oliva di Alta Qualità (Olio EVO-AQ) si distingue da tutti gli altri oli vegetali (compreso il più semplice olio di oliva) per le sue ineguagliabili doti edonistiche e salutari.
I progressi della scienza e della tecnica hanno contribuito alla realizzazione di oli di qualità superiore rispetto a quelli del passato. La comprensione dei meccanismi biochimici che portano alla maturazione del frutto arricchendoli di microelementi di grande valore nutrizionale, la salvaguardia degli stessi con innovativi processi di estrazione, la conservazione adeguata e la vasta gamma di cultivar oggi a disposizione, fanno dell’Olio EVO AQ un alimento ineguagliabile oramai riconosciuto in tutto il mondo.

Cerchiamo di percorrere le tappe più salienti della storia dell’ulivo negli ultimi 6.000 anni e vediamo quali sono stati i recenti progressi per la realizzazione di un Olio Extravergine di Oliva di Alta Qualità.

Olivone Monumentale di Montebenichi Bucine (Arezzo)
Un maestoso albero d’ulivo di 11 metri di circonferenza, composto da due grosse ceppaie separate che crescendo si sono fuse. Alto quasi 5 metri, si stima abbia oltre 300 anni.

6.000 anni di evoluzione

Per millenni il modo di coltivazione dell’olivo, di raccolta e di frangitura dei suoi frutti sono rimasti invariati.
Per quasi 6.000 anni l’olio d’oliva è stato sempre lo stesso. Nel corso dei millenni si sono registrate piccole evoluzioni che lo hanno reso sempre più appetibile, ma all’inizio della sua storia l’olio d’oliva non doveva avere certo un sapore ed un odore allettanti se confrontato con quello dei nostri tempi.

L’olivo è il primo albero selezionato dall’uomo delle civiltà emergenti nei paesi del Mediterraneo Orientale. Si hanno tracce archeologiche di frantoi (4.000 a.C.) ritrovati nell’altopiano iraniano, nei luoghi dove si sono sviluppate civiltà come quella degli Egizi, dei Babilonesi e dei Fenici. Furono questi ultimi, grandi navigatori, a diffondere la cultura dell’olivo in tutto il mare nostrum, il nome che gli antichi Romani diedero al Mar Mediterraneo.
L’olio d’oliva esordisce come combustibile per alimentare le fornaci di lavorazione del rame, ma anche come base per unguenti profumati (antico Egitto) e solo appena prima del 3.000 a.C. se ne ha un riscontro come vero ingrediente alimentare.

Nel 1.200 a.C. gli Egizi adornavano le loro mummie con corone di olivo. I Fenici nell’800 a.C. lo barattavano in Iberia con argento ed oro. Da qui il motivo per cui Omero lo definì “oro liquido”.Furono i coloni Greci, a partire dal 600 a.C. a far attecchire la coltivazione dell’olivo nell’Italia Meridionale.
Nel 625 a.C. gli Etruschi, imitando i Fenici, a Vulci e Chiusi incominciano a produrre anfore per il trasporto dell’olio e vasi da profumi. È il momento in cui si inizia a far concorrenza all’olio ed ai profumi greci, attraverso una produzione locale. Le conoscenze tecniche sulla coltivazione dell’olivo furono probabilmente acquisite dalla Magna Grecia, regione dove già da tempo la coltura era praticata. L’olio, insieme al vino, comincia a comparire largamente nei corredi, testimoniato dai suoi contenitori specifici.

Qeusta mappa può essere liberamente diffusa dietro consenso scritto dell’autore e citandone la fonte.

Saranno i Greci (l’Attica antica) nel 400 a.C. a consolidare in Italia (Sicilia) la coltura olivicola, (con il mito di Aristeo, dio fenicio che insegnò la coltivazione dell’olivo e l’estrazione dell’olio).  Le antiche civiltà attribuivano a leggende e miti la nascita della pianta dell’olivo; ad esempio, in Grecia, la nascita del primo olivo è affidata alla leggenda mitologica della gara fra Athena (Minerva dei Romani) e Poseidone (Nettuno dei Romani) sul possesso dell’Attica antica (Grecia antica) la quale aveva come giudice Zeus (Giove dei Romani), padre di Athena. La gara sarebbe stata vinta da chi fra i due contendenti avrebbe creato la cosa più utile: Poseidone creò il cavallo, simbolo della guerra e Athena creò la pianta dell’olivo. La gara fu vinta da Athena, dalla quale deriva il nome della capitale greca di Atene, in quanto il frutto era ed è considerato di fondamentale importanza, divenendo anche simbolo di pace. L’episodio mitologico acquisì una tale importanza che Fidia (architetto) lo incise nel fregio del Partenone.

La sacralità dell’olio d’oliva è documentata da Aristotele nel 335 a.C. nell’opera La Costituzione degli Ateniesi. A proposito degli athlothétai, gli organizzatori delle olimpiadi in carica per quattro anni, scrisse: “Gli Ateniesi designano anche dieci cittadini come giudici di gara […] essi fanno fare le anfore; distribuiscono anche l’olio agli atleti. L’olio viene raccolto dagli olivi sacri: l’arconte lo preleva dai proprietari delle terre nelle quali si trovano gli olivi sacri. Un tempo la città vendeva il raccolto; e se qualcuno estirpava o tagliava un olivo, lo giudicava il Consiglio dell’Areopago, e se lo riconosceva colpevole, lo condannava a morte. Da quando però il proprietario della terra paga l’olio, è rimasta la legge, ma è stato abolito il processo. La città è proprietaria dell’olio che si ricava dal podere e non solo dalle piante.”

Intorno al 300 a.C. i Romani, oltre che incrementare il commercio dell’olio, diffusero in maniera capillare la coltura dell’olivo, fino a raggiungere la Gallia, la Spagna e il Portogallo. Furono anche i primi a fare una classificazione delle varie cultivar (culty var = varietà coltivate), ne individuarono 10 tipi (oggi ne esistono 700 solo in Italia) e questa classificazione partiva dall’olio migliore ottenuto dall’oliva verde al peggiore (quello di sansa) che veniva dato agli schiavi.
Nelle Marche i Romani stipularono patti di alleanza con i popoli nativi. I fertili terreni di alcune province marchigiane vennero da essi divisi in appezzamenti (centuriazioni) e distribuiti ai veterani dell’esercito, quale forma di previdenza per la vecchiaia, con aumento della produzione di grano, vino e olio.

Piccole e Grandi Innovazioni nella Coltura

Il cammino dell’olio è segnato nei secoli da piccole-grandi innovazioni.
Plinio il Vecchio (Gaius Plinius Secundus) nel 50 d.C. descrive l’impiego dei primi torchi nelle Province Romane del Nord-Africa. Pratica che fa aumentare la resa dell’olivo e la qualità del prodotto. Secondo alcuni studi una pressa riusciva a produrre circa 200 kg di olio al giorno. Per Plinio la resa variava da 15 a 20 kg di olio per ogni 100 kg di olive, le presse lavoravano 24 ore al giorno, la durata del raccolto era di 60-90 giorni, perciò un frantoio riusciva a produrre dai 10 ai 15mila kg di olio a stagione. Nel suo trattato “Naturalis Historiae”, Plinio classifica anche differenti categorie di oli:

  • Oleum ex albis ulivis, olio di altissimo pregio, ottenuto dalle olive ancora acerbe.
  • Oleum viride, olio di pregio ottenuto dalle olive appena invaiate.
  • Oleum maturum, olio di qualità inferiore perché ottenuto da olive nere e già mature.
  • Oleum caducum, olio di mediocre qualità, ottenuto dalle olive raccolte a terra e in stato di maturazione avanzata.
  • Oleum cibarium, il quale, nonostante il suo nome, era un olio di pessima qualità ottenuto dalla lavorazione di olive attaccate da parassiti, destinato all’alimentazione degli schiavi o ad altri utilizzi non alimentari.
Leccino – Alta Maremma (Toscana)

Anche Lucio Columella (Lucio Giunio Moderato Columella, 4d.C, – 70d.C.), un altro grande studioso di agricoltura dell’epoca, nel suo lungo peregrinare tra Roma e la Siria, passando per due volte da Creta, isola dalle solide tradizioni per l’ulivo, ha descritto le corrette tecniche per fare un buon olio, indicando il giusto grado di maturazione  “quando le olive cominciano a cambiare colore […] ma la maggior parte ancora verdi”, la cura nella raccolta “si dovranno cogliere a mano in una giornata serena” e come, subito dopo la raccolta, è bene “vagliarle e pulirle” e dopo averle esaminiate accuratamente “si portino subito al torchio” se si vuole ottenere un buon olio.

Nel Medioevo (476 d.C. – 1492 d.C.) assistiamo ad un lungo periodo di crisi della coltivazione dell’olivo. Nel 476, data che segna la fine dell’Impero Romano d’Occidente e l’inizio delle Invasioni Barbariche, le popolazioni si nascondono dentro le mura dei castelli e delle curtis. Viene abbandonata la coltivazione dell’olivo per sostituirla con la quercia, la quale dà cibo ai maiali, dà più legno e infoltisce i boschi che in quel periodo erano fonte di sopravvivenza.

La coltura dell’olivo sopravvive solo grazie ai monaci che all’interno delle mura dei loro monasteri continuano a produrre olio soprattutto per i riti religiosi e per i Signori, tramandando le conoscenze colturali dell’estrazione dell’olio.
Con il Rinascimento (XIII-XVI secolo), preludio all’Età Moderna, l’olivo ritorna ad essere coltivato in aperta campagna e tra alti e bassi nei secoli a venire modella e caratterizza ampi paesaggi in numerose regioni d’Italia e di tutta la fascia costiera attorno al Mar Mediterraneo.

Il Rinascimento dell'Olio di Oliva

L’olio d’oliva ha conosciuto il proprio “rinascimento” a partire dalla fine della Seconda Guerra Mondiale quando lo sviluppo di materiali e tecniche innovative hanno tracciato in pochi decenni una ripida impennata della curva di miglioramento del prodotto finito, fino a portarne la qualità sensoriale e nutrizionale a quella che oggi tutti conosciamo ed apprezziamo nell’Olio Extravergine di Oliva.

L’evoluzione dell’olivo non ha mai conosciuto limiti e nonostante tutta la tecnologia con la quale oggi viene prodotto, l’olio extravergine d’oliva resta sempre, nell’immaginario collettivo, un alimento ricco di tradizione.

La tradizione è al passo con l’evoluzione e qualcosa di nuovo può sempre accadere, 6.000 anni di storia dell’olivo ce l’hanno dimostrato.
Di fatto, negli ultimi 60 anni qualche cosa di nuovo è accaduta!
Dapprima è l’avvento della FEM (Forza Elettro Motrice) la quale riscatta con motori elettrici e presse idrauliche le fatiche degli animali alla ruota delle macine e delle braccia ai torchi; in seguito, è grazie al fisiologo americano Ancel Keys, che emerge il modello di alimentazione italiano denominato “dieta mediterranea”. Con i suoi studi il dr. Keys ebbe modo di approfondire gli effetti che l’alimentazione del nostro Meridione ha sulle malattie definibili “moderne”, cosiddette del benessere, e cioè ipertensione, arteriosclerosi, diabete ed in genere tutte le malattie cardiovascolari, che oggi affliggono i paesi occidentali e che hanno origine dalla cattiva alimentazione. È negli anni ’70 che viene riconosciuto a livello internazionale il bilanciamento nutrizionale della “dieta mediterranea” tra carboidrati, proteine e grassi. Questi ultimi apportati in massima parte dall’olio extravergine di oliva.

Orologio alla 23_45

Il rinascimento dell’olio extravergine d’oliva è iniziato solo un quarto d’ora fa!

La storia dell’olivo ha 6000 anni. Rapportando 6000 anni nell’arco di un intero giorno (6000:24) ogni ora equivarrebbe a 250 anni. Ogni minuto a circa 1521 giorni, ecc.
Se facessimo risalire a circa 60 anni fa l’inizio del rinascimento dell’olio extravergine d’oliva, l’ipotetico orologio segnerebbe le 23:45.

Oggi l’olio extravergine d’oliva attraversa un vero rinascimento della sua produzione, della sua diffusione (si hanno notizie di trapianti di alberi di olivo in Cina), della sua qualità (Doc, Igt, Dop, Igp, Bio), della sua conoscenza per le proprietà medico-curative e della consapevolezza di differenti caratteristiche sensoriali che ciascuna cultivar o regione riescono ad esprimere.
Perché alla fine, oltre che a nutrire, e nutrire bene, l’olio extravergine d’oliva deve piacere! E piace soprattutto quando è nuovo, appena franto. Una fragranza che il tempo, inclemente, fa perdere giorno dopo giorno, soprattutto se non conservato in maniera opportuna.

L’Olio Extravergine d’Oliva Matura o Invecchia?

L’invecchiamento guasta all’olio il sapore, a differenza di quanto accade per il vino, e al massimo si può arrivare ad un anno.” Così scriveva nel I secolo d.C. lo storico e naturalista Plino il Vecchio al paragrafo 7 del quindicesimo libro della prima opera enciclopedica redatta 2000 anni fa e giunta a noi integra: la “Naturalis Historiae”.
Duemila anni dopo possiamo finalmente confutare questa affermazione semplicemente applicando un metodo moderno di conservazione ad un’antica produzione: il freddo.
Tutti sanno che l’olio d’oliva deve essere conservato il più lontano possibile dai suoi nemici naturali: ossigeno, calore e luce.
È per questo motivo che i contenitori d’olio extravergine d’oliva vengono riempiti fino all’orlo, che il vetro delle bottiglie è di un colore che attenua notevolmente (ma non del tutto) i raggi ultravioletti e che il luogo migliore per conservarlo è la cantina.
Nonostante questi accorgimenti, l’olio extravergine d’oliva, dal momento in cui è franto incomincia una inesorabile processo d’invecchiamento.
Inesorabile, ma non inarrestabile.
Come diceva Plinio, l’olio al contrario del vino, invecchia ed il sapore si guasta.
Qualcuno che non vuole ammettere questa naturale degradazione dei sapori e degli odori parla di “maturazione”. Totale ipocrisia!

Analizzando un olio al momento della frangitura e rifacendo le stesse analisi dopo 12 mesi si riscontrano evidenti differenze: diminuzione della componente fenolica (gusto amaro dell’oleouropeina e piccante del ligstroside), aumento dell’ossidazione (responsabile dei principali difetti olfattivi), drastica diminuzione delle componenti aromatiche (sostanze volatili che caratterizzano i profumi del prodotto fresco).
Dopo 12 mesi, la conferma viene soprattutto dal nostro palato che sente affievolito o non percepisce più il caratteristico gusto di amaro e di piccante. Un cambiamento avvertito ancor prima con l’olfatto il quale non avverte più quelle note erbacee o fruttate che furono i caratteri di tipicità dell’olio appena franto.
L’olio alla fine del suo ciclo annuale arriva ad avere meno della metà delle sue proprietà antiossidanti e fino al 70% in meno del suo profumo originale; inoltre, l’ossidazione porta alla formazione di altre sostanze volatili negative (off flavours) che prevalendo sulle altre, coprono le ultime note gradevoli rimaste dell’olio originale.
Ed è un vero peccato! Soprattutto per il fatto che le moderne tecniche di raccolta ed estrazione hanno raggiunto vette elevatissime offrendo prodotti inimmaginabili solo fino a pochi anni fa.

Come Arrestare l’Invecchiamento dell’Olio Extravergine di Oliva

La risposta viene dal freddo e per la precisione dalla congelazione.
Sembra il classico “uovo di Colombo” ed a rigor del vero qualcun altro, in passato, ci aveva già pensato, ma la commercializzazione del prodotto, realizzato con materie prime di scarsa qualità e non preparato al congelamento, risultò un flop clamoroso.

Una volta decongelato quel prodotto irrancidiva in poche ore!
Con un adeguata scelta delle cultivar, della conoscenza della composizione dell’olio, dei fattori che portano alla sua “naturale” degradazione e dei metodi di pretrattamento prima della congelazione (metodi rigorosamente fisici!) si possono ottenere degli oli che resistono nel nostro freezer a -18°C per svariati anni.

Nel 2013 è stato pubblicato un articolo dall’Università di Firenze a seguito di una ricerca alla quale avevo partecipato anche io. E’ possibile scaricare l’articolo cliccando qui. Per maggiori informazioni rivolgersi al “Dipartimento di NEUROFARBA, Divisione di Scienze Fannaceutiche e Nutraceutiche” di Firenze. Copyright © 2013 Elsevier Ltd.


Non esiste ancora uno studio statistico a riguardo, ma posso portare in campo la mia esperienza convalidata da uno studio fatto in collaborazione con l’Università di Firenze.
Oggi nel mio freezer ci sono oli “vecchi” anche di una decina d’anni! Fatti assaggiare con quelli appena franti dell’anno corrente sono indistinguibili per eccellenza di fragranze e gusti.
Alcuni estimatori hanno imparato questa pratica e la adottano già da tempo. Personalmente lo faccio da oramai 25 anni ed i miei amici si sono abituati a mangiare la bruschetta con l’olio nuovo a maggio come in pieno agosto. Ho chiamato questo olio: crio-olio extravergine d’oliva® (marchio registrato).

Quindi, una volta individuato l’olio giusto ed averlo preparato a dovere, lo si mette nel congelatore è lì potrà rimanerci per anni.
Tra gli scettici le domane più frequenti sono: “Ma non ti si rompe la bottiglia nel freezer?” oppure “Ma quando lo scongeli non va subito a male?” o anche “Dai, dimmi che additivo gli metti, non è possibile che si conservi così a lungo!”
Sono domande legittime, alimentate da timori e tabù che gli amici mi pongono quando assaggiano stupiti il mio crio-olio extravergine d’oliva®.
È opportuno far presente che la tecnica del freddo rappresenta, per l’industria e per il cuoco professionista o amatoriale, il miglior metodo per conservare gli alimenti senza alcun additivo.

È vero che non tutti i cibi si prestano ad essere congelati, ma è anche vero che con le recenti tecniche di surgelazione è possibile conservare a lungo i cibi senza che la struttura ne venga irreparabilmente compromessa. Non è il caso dell’olio, ma gli alimenti vegetali o le carni sono fatti di cellule che contengono naturalmente acqua. Se congelati in modo tradizionale, ponendoli per esempio nel freezer, tali cellule possono rompersi a causa dell’aumento di volume dell’acqua che si trasforma lentamente in ghiaccio. In questo modo si modifica la struttura dell’alimento che, quando in seguito scongela, risulta meno strutturato. Nel caso delle verdure è un dramma perché perdono di croccantezza, nel caso delle carni o di alcuni pesci (specialmente il polpo) può essere vantaggioso in quanto si ottiene un gradevole intenerimento.

Congelando in tempi molto brevi, a volte in pochi secondi, si formano invece dei microcristalli che non rompono le cellule. La velocità di congelamento è quindi un fattore determinante e si ottiene con moderne apparecchiature (abbattitori criogenici, tunnel ad azoto liquido, piastre a contatto, ecc.). Tali mezzi sono purtroppo una prerogativa della grande industria e di pochi “privati eletti” i quali credono fermamente nel metodo criogenico.
Agli scettici è comunque difficile togliere preconcetti da tempo radicati, ma io insisto.
“Guarda che l’olio non è come l’acqua, mica aumenta di volume quando si ghiaccia. Al contrario! Infatti, subisce una leggera contrazione!”.
E poi devo prodigarmi in ulteriori spiegazioni per vincere le perplessità di chi crede che il freddo “spezza le molecole dell’olio” oppure la diffidenza di chi crede che io aggiunga al mio crio-olio qualche antiossidante o qualche aromatizzante.

Niente di tutto questo!L’olio extravergine d’oliva è un grasso che non contiene cellule o acqua (se non residui), perciò nulla si può rompere e non è necessario un congelamento veloce.
Il freddo, nel caso dell’olio extravergine d’oliva, rallenta enormemente (si può affermare che “blocca”) qualsiasi processo degenerativo ed inoltre, riducendo drasticamente la mobilità molecolare, annulla anche il rilascio delle sostanze volatili, proprio quelle che, una volta raggiunta la temperatura ambiente, stimolano con tanta gratificazione i nostri recettori nasali.
Le proprietà organolettiche non sono le sole ad essere salvaguardate. Si ottenere un notevole vantaggio anche dal fatto che si preservano meglio tutte le proprietà nutrizionali e farmacologiche, che recentemente riscuotono un notevole interesse tra i dietologi, dietisti e nutrizionisti.

Al termine del periodo di frangitura, non faccio altro che farmi un bel giro nelle colline toscane e, se mi capita, anche nelle zone di produzione di altre regioni, dalla Sicilia al Trentino. Scelgo l’olio extravergine d’oliva che più mi ha colpito per caratteri di tipicità, flavour e contenuto in polifenoli e se è conforme a particolari criteri  di produzione, me lo faccio imbottigliare. Infine lo ripongo, senza nessun altro accorgimento, nel freezer di casa mia, accanto a tutti gli altri surgelati. Una volta ogni tre settimane, il consumo medio di olio extravergine d’oliva a crudo della mia famiglia, la mattina tiro fuori una bottiglia di crio-olio extravergine d’oliva®, la avvolgo in un panno-carta e per cena si è perfettamente scongelata (una bottiglia da 500ml decongela a temperatura ambiente in 5 ore). Una volta ritornato liquido, il prezioso “oro giallo” (spesso anche verde) è pronto a regalarci tutte quelle emozioni sensoriali che mi aveva dato quando lo scelsi al momento della frangitura, magari diversi anni prima.
Provare per credere!

Bigliografia

  • Il germoplasmo Toscano dell’Ulivo: Razze e Varietà Locali
  • Museo della Civiltà dell’Ulivo di Trevi. Sezione Didattica a cura di Corinna Angelucci.
  • Il germoplasma olivicolo del campo collezione del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria. Pubblicazione del 2016.
  • L’olio extravergine di oliva tipico marchigiano, Regione Marche, testi a cura del prof. Ugo Testa.
  • Archeologia Senza Barriere, I Profumi degli etruschi, Capitolo 3.1.1.3 (L’olio).
  • UELIJE II – OLIO D’OLIVA, Il simbolo della qualità nell’area transfrontaliera, Progetto cofinanziato nell’ambito del Programma per la Cooperazione Transfrontaliera
    Italia-Slovenia 2007-2013, dal Fondo europeo di sviluppo regionale e dai fondi nazionali.
  • Guida agli Extravergini 2021, Slow Food Editore
  • Plinio il Vecchio (Gaio Secondo Plinio) – Storia Naturale – Vol. III, Libro quindicesimo “L’olivo e gli alberi da frutto” – Einaudi – Collana: I Millenni – Serie: Mondo antico
  • Archeo Media, agosto 2006, Mediares S.c. Editore: Trevi: I profumi di Cipro. Olio d’oliva e fascino dell’isola di Afrodite nel 2000 a.C.
  • Università degli studi di Trento, Facolta di lettere e Filosofia – I torchi per la pressatura delle olive. I ritrovamenti nel territorio di Dougga. Tesi Laurea di Romano E. Lanfranchi, anno accademico 2003-2004.
  • Aristotele – La Costituzione degli Ateniesi. Traduzione di Mario Bruselli. Edizioni Bur, maggio 1999. Capitolo 60, pag. 173.

Consulenze e Competenze sull'Olio Extravergine di Oliva di Alta Qualità

 

  • Ottimizzazione degli impianti produttivi.
  • Ottimizzazione della coltivazione.
  • Formazione di futuri panel di assaggiatori: Analisi Sensoriale. Linguaggio sensoriale e Schede Analitiche personalizzate, Anatomia del Gusto e Olfatto.
  • Selezione di oli dall’Italia e dal resto del Mondo per carte degli oli personalizzate nei ristoranti.
  • Abbinamenti gastronomici delle diverse cultivar nei cibi freschi, cotti dolci e salati.