Cucina Creativa Salutare

“Se fossimo in grado di fornire a ciascuno la giusta dose di nutrimento ed esercizio fisico, né in difetto né in eccesso, avremmo trovato la strada per la salute.”
Ippocrate

La Dieta Mediterranea compare nella prestigiosa lista dell’UNESCO come patrimonio culturale immateriale dell’umanità,

Il cibo è cultura e l’uomo ha un vincolo indissolubile con il territorio in cui vive alimentandosi con i frutti che madre natura gli consente di raccogliere.

Nutrirsi bene significa mantenersi in buona salute rendendo più efficiente sia il corpo che la mente anche in età senile. La storia dell’uomo è percorsa da tradizioni alimentari che hanno profonde radici nei prodotti agricoli del territorio in cui esso vive. La cucina dell’area del Mediterraneo da qualche decennio è sotto osservazione avendo rivelato sane abitudini alimentari uniche al mondo.

La cucina salutare non è solo quella che calcola le chilocalorie, è soprattutto quella che prende in seria considerazione la qualità del cibo che introduciamo nel nostro organismo per nutrire il microbiota intestinale (il nostro secondo cervello). Se poi viene realizzata in modo creativo essa acquista ancor più sapore.

Cerchiamo di approfondire questi argomenti per imparare a vivere nutrendoci meglio attraverso una Cucina Creativa Salutare:

Saperi e Sapori per migliorare il nostro stile di vita

Tutti gli alimenti che madre natura ci regala e che noi con la nostra inventiva nei millenni abbiamo imparato a trasformare sono tutti e del tutto salutari. È necessario però che essi vengano assunti in modo equilibrato.

Circa 500 anni fa Paracelso, un medico, alchimista ed astrologo svizzero, aveva espresso chiaramente il concetto:

“Tutto è veleno: nulla esiste di non velenoso.
Solo la dose fa in modo che il veleno non faccia effetto.”

Pertanto, se ci piacciono alimenti ipercalorici come la focaccia appena sfornata imbottita con la mortadella, la grigliata di salsicce e bistecche alla fiorentina, il pandoro con la crema al mascarpone, le lasagne alla bolognese oppure le prugne secche avvolte nel lardo di Colonnata, ebbene, nessuno ci può vietare di gustarceli, ma se ne abusiamo mettiamo seriamente a rischio la nostra salute.

Per non ammalarci è oramai assodato che dobbiamo contenerci con le quantità di cibo che introduciamo nel nostro organismo, dobbiamo stare alla larga dal cibo spazzatura (junk food) e da tutte le tentazioni alimentari dettate da certe pubblicità.

È noto che il prodotto industriale è realizzato per la maggior parte con materie prime estremamente raffinate che di conseguenza hanno perso molti dei loro microelementi nutrizionali e non che li contraddistinguono (soprattutto le vitamine e le sostanze volatili ovvero gli aromi naturalmente contenuti). Infatti, molte di esse, se non fossero così sapientemente corrette con specifici aromatizzati e coloranti, non avrebbero nemmeno una connotazione sensoriale accettabile e quindi non sarebbero per nulla appetibili. (vedi capitolo su “Gli aromi alimentari”)

Con un minimo di competenza ciascuno di noi può costruirsi una cultura alimentare ed imparare a seguire una dieta equilibrata, facendosi sempre guidare da un Nutrizionista.

Saperi e Sapori per raggiungere e mantenere una vita salutare, dalla giovinezza alla vecchiaia.

Chi ha inventato la Dieta Mediterranea?

Si potrebbe rispondere: nessuno, la Dieta Mediterranea esiste da millenni! Benché questa sia la risposta giusta forse allora bisognerebbe chiedersi: Chi ha scoperto la Dieta Mediterranea? Esiste sicuramente un personaggio della storia recente al quale rendere tutto il merito di averla “scoperta” e messa in evidenza, al punto tale che oggi la Dieta Mediterranea è considerata dall’UNESCO: patrimonio culturale immateriale dell’umanità.

Il personaggio riconosciuto da tutti come il padre della Dieta Mediterranea è il biologo e fisiologo statunitense Ancel Benjamin Keys. Prima di trascorrere più di 40 anni in Italia, dove divenne cittadino onorario del comune di Pollica (SA) nel Cilento, studiando le abitudini alimentari locali, nel suo Paese Keys aveva già compreso quale fosse il rapporto tra un regime alimentare e malattie cardiovascolari. Approfittando di un evento tragico come la Seconda Guerra Mondiale, Keys ebbe occasione di analizzare lo stile di vita della popolazione italiana raffrontandola con quella americana e scoprendo che il nostro Paese soffriva molto meno di disturbi legati all’apparato cardiocircolatorio rispetto al suo.

Il territorio di studio di Keys fu più precisamente Pioppi (SA), un grazioso paese di pescatori sul Mar Tirreno che Keys ribattezzò come Minnelea, fondendo i nomi di due città, Minneapolis, la sua città d’origine ed Elea, la vicina città della Magna Grecia (denominata poi Velia dai Romani) patria di filosofi e maestri della “logica” come Zenone di Elea del 400 a.C., seguace della scuola eleatica fondata da Parmenide.

Uomo colto e curioso che in quei luoghi attrasse diversi suoi colleghi riuscendo ad elaborare quello che viene ancora oggi considerato un importante riferimento sullo Studio dell’Alimentazione Umana. The Seven Countries Study

Il Seven Countries Study (in breve SCS) è il primo importante studio a indagare la dieta e lo stile di vita insieme ad altri fattori di rischio per le malattie cardiovascolari, attraverso paesi e culture contrastanti e per un lungo periodo di tempo. Comprende i dati ricavati in 7 Paesi di tre continenti (Finlandia, Olanda, Jugoslavia, Grecia, Italia, Stati Uniti e Giappone), da 14 campioni di soggetti, di età compresa tra 40 e 59 anni, per un totale di più di 12.000 casi!

Il risultato dai dati raccolti in Italia, al centro del bacino Mediterraneo, fu strabiliante e statisticamente inconfutabile. Keys fu in grado di dimostrare che la popolazione che si cibava in prevalenza di pasta, pesce, frutta e verdura utilizzando olio di oliva (grassi insaturi) come condimento principale la percentuale di mortalità per cardiopatia ischemica era di gran lunga inferiore rispetto ad esempio alla Finlandia, dove il consumo di burro, carni rosse e latticini (grassi saturi) era maggiore.

Approfondimenti: The Minnesota Daily

La Dieta Equilibrata

Il termine “dieta” deriva dal latino diaeta che a sua volta derivava dal greco δαιτα [diaita]. Circa duemila anni fa con il termine dieta ci si riferiva ad uno “stile di vita” che tenesse in seria e costante osservazione la salute del corpo e della mente attraverso la buona alimentazione, l’esercizio fisico ed un giusto riposo. “Mens sana in corpore sano”, declamava Decimo Giunio Giovenale in un capoverso delle Satire scritte nel primo secolo d. C.

Oggi la dieta è restrittiva in quanto considerato in un esercizio di “privazione” dal cibo per perdere peso dopo le festività o in prossimità della prova costume. Poco ci si preoccupa nel quotidiano della qualità e della quantità del cibo che ingeriamo, spesso perché siamo presi dalla frenesia degli impegni di ogni giorno.

Questa incostanza a seguire un “regime alimentare” idoneo alle attività svolte ed all’età raggiunta assieme a diversi altri fattori (pubblicità accattivanti, alimenti molto raffinati, fretta nel mangiare, inattività motoria, perdita di sonno, ecc.) fa si che aumentiamo di peso. Spesso e ci facciamo consigliare, ma più spesso ci auto prescriviamo una dieta dimagrante la quale, lo sappiamo tutti, funziona solo temporaneamente.

La dieta dimagrante più efficace di tutte nasce prima nel nostro cervello quando acquisiamo consapevolezza del nostro stile di vita attraverso la conoscenza del nostro metabolismo e la volontà di osservare con diligenza e costanza le regole millenarie del buon vivere: buona alimentazioneesercizio fisicoriposo.

Purtroppo, a scuola assieme alla Matematica, la Storia e l’Educazione Civica ancora non insegnano “Educazione Alimentare” quindi, per il momento, se vogliamo evitare le malattie che insorgono dalle cattive abitudini alimentari e desideriamo un migliore stile di vita anche in vecchiaia abbiamo due soluzioni: tenerci informati ed imparare sempre di più come funziona il nostro metabolismo oppure rivolgerci ad un Nutrizionista. La seconda ipotesi è preferibile alla prima, ma anche andare preparati dal nutrizionista ci consente di comprendere meglio la cura che ci darà.

È ovvio che la cura funzionerà solo se avremo la costanza di seguirla con determinazione, accettando di cambiare il nostro stile di vita. Una volta raggiunto il peso forma ottimale sarà sufficiente mantenere costantemente sane abitudini alimentari e comportamentali, con la prospettiva che questa volta i risultati saranno duraturi e senza ulteriori diete restrittive.

La “Piramide Alimentare” nel “Piatto del Mangiar Sano”

La dieta dimagrante è un affar serio che fa affidato a mani esperte. Il parere del medico nutrizionista, soprattutto se si hanno problemi di salute legati all’alimentazione, come ad esempio ipertensione, glicemia, celiachia, bulimia, obesità, anoressia ed altro ancora.

Ciascuno di noi per età, sesso e per le attività svolte ha differenti esigenze alimentari. Noi siamo quello che mangiamo e per alcuni soggetti, portatori di specifiche patologie, certi alimenti possono essere più un veleno che un benefico nutrimento.

Ciò non toglie che non ci si possa acculturare in fatto di alimentazione. Oltre a ricette e menù per ogni tipo di dieta il web ci offre numerose informazioni che è sempre bene valutare e vagliare con senso critico. Teoricamente, con un po’ di pazienza e studio, ma è sempre meglio rivolgersi ad un professionista, si può imparare a costruirsi la propria dieta in base ai prodotti a disposizione in ogni stagione.

La dieta alimentare mediterranea è arrivata sulle nostre tavole attraversando metodi di coltivazione, conservazione e cottura dei cibi attraverso l’esperienza millenaria di popoli, culture, conoscenze tramandate fino ai nostri giorni. Una continua sperimentazione che ha portato alla selezione di ingredienti e di ricette che sono diventate d’uso tradizionale.

D’altronde, che cos’è la tradizione se non altro che un’innovazione ben riuscita?

La Piramide Alimentare Toscana (PAT)

La piramide alimentare è la rappresentazione grafica più intuitiva per visualizzare le semplici regole dalla dieta mediterranea.

Senza entrare troppo nei dettagli tecnici, sostituendosi inappropriatamente ad un vero nutrizionista, si può partire dalle nozioni di base che sono di pubblico dominio, come quelle dettate dalla Regione Toscana attraverso la PATLa Piramide Alimentare Toscana, per imparare a conoscere gli alimenti che dobbiamo mettere sulla nostra tavola ogni giorno.

Questa è la sintesi di uno studio avanzato in fatto di nutrizione che è diventato un punto di riferimento per molte altre “piramidi”. In particolare, la PAT è stata realizzata con lo scopo di dare indicazioni per vivere meglio e in salute, attraverso un concetto semplice: consumare tutti gli alimenti, senza esclusioni, regolando la frequenza. Seguendo le indicazioni della PAT, con pochi e facili accorgimenti e molto gusto, vivremo meglio. E da semplici consumatori sarà possibile diventare veri e propri “buongustai consapevoli” imparando soprattutto a conservarci in salute.

La piramide è divisa in diversi piani. Gli alimenti alla base sono quelli di cui viene raccomandato un consumo quotidiano. Quelli nella parte centrale, anche se consumati giornalmente, se ne raccomanda un uso meno frequentemente. Quelli indicati alla sommità vanno consumati con moderazione settimanale o addirittura quindicinale.

La piramide è completata con importanti suggerimenti posti sotto la base, come fare attività fisica e bere molta acqua.

Le pagine del sito de La Piramide Alimentare Toscana sono molto dettagliare e vi si potranno scoprire molti altri consigli come: scegliere ortaggi e frutta sempre di stagione alternando colori e varietà, limitare il consumo di alcoolici, zuccheri e sale, condire con olio extravergine di oliva e numerosi interessanti approfondimenti.

Tutti consigli determinanti per prevenire l’insorgere di patologie cardiovascolari, ipertensione, diabete, obesità e depressione.

(In merito alla riduzione del consumo di grassi, zuccheri e sali realizzabile con l’ausilio di erbe e spezie se ne parla più in dettaglio nel settore “Erbe e Spezie” di MFS.)

Il Piatto del Mangiar Sano

Un’altra rappresentazione grafica degna di nota è Il Piatto del Mangiar Sano. Studiato da esperti di nutrizione della Harvard T.H. Chan School of Public Health di Boston fornisce la sua interpretazione di dieta salutare. Ma essendo realizzato dall’altra parte dell’Oceano Atlantico prende in considerazione ingredienti come popcorn e quinoa che seppur noti anche da questa parte dell’oceano, non fanno di certo parte della tradizione mediterranea. Appare chiaro che il prestigioso studio fornisca consigli ineccepibili sul piano salutare ed è anche evidente che ha preso in considerazione un target di popolazione a livello internazionale. Ciò che può in qualche modo “stupire” è il paragone che si fa tra olio di oliva e olio di canola, mettendoli allo stesso livello solo perchè entrambi grassi vegetali (ricchi in Acido Oleico). Nessun accenno all’olio extravergine di oliva che oltre alla composizione in acidi grassi si distingue per la presenza di Vitamina E, Polifenoli, altri microelementi salutari, ma anche per la capacità di apportare gradevoli ed innumerevoli note fruttate alle nostre pietanze grazie alla grande varietà di cultivar a nostra disposizione.

Come spiegato bene nel loro sito, anche in italiano (clicca qui), si tratta di una guida utile per creare pasti salutari e bilanciati, sia che siano serviti su un piatto, sia che siano confezionati in un cestino del pranzo.

Copyright © 2011 Harvard University, Per maggiori informazioni sul Piatto del Mangiar Sano, consultare The Nutrition Source, Department of Nutrition, Harvard T.H. Chan School of Public Health, http://www.thenutritionsource.org  e Harvard Health Publications, harvard.edu.”

Dieta Mediterranea, Sostenibilità e Piramide Capovolta

È a dir poco stupefacente constatare che, una volta capovolta, la piramide alimentare diventa uno strumento straordinario per dimostrare quanto seguire la dieta mediterranea sia anche un mezzo efficace per la sostenibilità del nostro pianeta.

Bisogna rendere merito alla Fondazione Barilla, la quale, in base alle più recenti evidenze in ambito di alimentazione, salute e ambiente, ha ripreso e rielaborato il modello della Doppia Piramide.

Affiancando la Piramide della Salute e quella del Clima, la Doppia Piramide comunica in modo semplice che a determinare un impatto ambientale minore sono proprio gli alimenti per i quali è consigliato un consumo maggiore. Nutrirsi con il modello alimentare mediterraneo ovvero con una dieta equilibrata, sana e sostenibile, significa variare i cibi della nostra tavola rispettando la stagionalità. Dal punto di vista ambientale questo metodo ci impone di osservare i tempi della
natura, di preferire le pratiche di agricoltura biologica (e spesso biodinamica) e di conseguenza arricchire, diversificare e salvaguardare la biodiversità.

Come descritto nel sito della Fondazione Barilla, questo modello mira ad incoraggiare l’adozione di stili alimentari che siano salutari per l’uomo e rispettosi del pianeta, riducendo l’impatto delle scelte alimentari sull’ambiente e sul cambiamento climatico.

LA DOPPIA PIRAMIDE DELLA SALUTE E DEL CLIMA

Le Primizie di Tutte le Stagioni

Un prodotto alimentare tradizionale è quell’alimento che ha un forte legame con il territorio in cui nasce ed in cui si consolida in seguito a metodi di preparazione (coltivazione e/o trasformazione) che sono la sintesi di sistemi di lavorazioni tramandati da generazioni.
Una definizione sicuramente lapalissiana, ma doverosa nel rispetto di tutti coloro che si sforzano di mantenere vive le tradizioni locali.
Le tradizioni non solo valorizzano ineguagliabili diversità che ci consentono di avvicinarci a culture differenti, ma sono l’ultimo baluardo rimasto a combattere la dilagante omologazione.
Ed è proprio in nome delle tradizioni alimentari che l’Italia può rivendicare, con legittima fierezza, la tanto famosa e apprezzata Dieta Mediterranea.

Molti anni fa uno chef mi disse che non era sua abitudine recarsi al supermercato per approvvigionarsi delle materie prime necessarie alla sua cucina, ma preferiva di gran lunga il mercato locale. Quello della frutta e verdura, del pesce e della carne che provengono da colture ed allevamenti molto vicini e non anche da altri Continenti come si possono trovare al supermercato.
Alzarsi prestissimo la mattina per andare al mercato e scegliere gli elementi che compongono il proprio menù è un’esperienza ineguagliabile, come anche, per chi vive vicino al mare, andare al porto all’arrivo dei pescherecci.
Percorrendo prima dell’alba le strade deserte di una città ancora addormentata per poi varcare la soglia di un mercato, si rimane increduli per il contrasto con l’esterno. Qui è un brulicare di persone, che spesso declamano ad alta voce la qualità della propria merce, che si salutano cordialmente, che si prendono in giro pubblicamente, che contrattano animatamente per una partita di pesce o svariate casse di frutta.
Una frenesia e dimensione umana che in tempi moderni credevo fosse andata persa, ma che possiamo ritroviamo ancora viva in un capannone animato da decine di venditori e acquirenti.
È un piacere abbandonarsi ai sensi ammirando forme e colori di frutta e verdura appena colta, odori tenui del verde di una montagna di cime di rapa oppure decisi del pesce su un letto di ghiaccio di grande banco espositivo.
C’è poi chi pretende che tu assaggi i suoi pomodori e chi i suoi gamberi appena sgusciati: come rifiutare?

In tutti i mercati italiani è possibile sperimentare un’esplosione di sensazioni ed emozioni diverse in ogni luogo, dalla Valle Padana alla Sicilia, passando per l’Emilia-Romagna, la Toscana ed arrivando fino in Puglia. Sarebbero da menzionare tutte e 20 le Regioni e per ognuna si potrebbe scrivere un trattato che comprenderebbe specialità uniche al mondo come il Puzzone di Moena (o Sprets Tsaori) del Trentino, la Soppressata della Basilicata; il Pomodoro San Marzano della Campania, la Bottarga di Muggine della Sardegna. Un elenco, non esaustivo, che conta circa 4.600 specialità tradizionali censite (Coldiretti, agosto 2013) che sono un vanto ed espressione delle diversità della nostra Penisola.

Nel settembre del 2010, abitando a Firenze, conclusi un lavoro di ricerca tra i mercati di Sant’Ambrogio e San Lorenzo, durato quasi tre anni che mi portò ad elencare i prodotti tradizionali della Toscana suddividendoli per la loro stagionalità. Attraverso un semplice regolo oggi mi reco nei mercati della Toscana conscio di acquistare merce locale scegliendo solo quella che mese dopo mese compare nella finestrella del mio regolo. In ogni caso mi accerto prima dell’origine, scegliendo preferibilmente il prodotto locale. Certo è, che se desidero le cime di rapa (ogni tanto capita a chi ha origini pugliesi) non sono totalmente intransigente e se le trovo belle verdi le acquisto lo stesso, pur sapendo che provengono da qualche azienda agricola del Salento e sono arrivate con un trasporto effettuato nottetempo.

Per ogni voce ho annotato, in un libretto che accompagna il regolo, caratteristiche merceologiche, storia d’origine, sinonimi, varietà, metodi di conservazione e trasformazione, ricette e considerazioni di carattere sensoriale. Alla voce “fagiolo”, per esempio, ho elencato  ben 23 varietà, ma il più noto rimane sempre il “fagiolo zolfino” dell’aretino,

Per questa ricerca e per la realizzazione del libretto, contenente diverse foto fatte nei vari mercati Fiorentini ed altri paesi della Toscana, ho consultato “I Prodotti Tradizionali della Toscana. Edizione 2003 – Regione Toscana – ARSIA (Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione nel Settore Agricolo-forestale); Coltivare Insieme. Cooperativa Agricola di Legnaia. Editore: Edimetra Srl, Sesto Fiorentino (FI) nonché I gestori dei banchi dei mercati di Sant’Ambrogio, San Lorenzo e Novoli e svariate aziende agricole della provincia di Firenze ed altre fonti attendibili.

Il Microbiota

Intestinal microbiome, bacteria colonizing different parts of digestive system, Bifidobacterium, Lactobacillus, Enterococcus and Escherichia coli, 3D illustration

È importante conoscere come è fatto e come funziona il nostro corpo,  Esso è formato da numerosi organi, tutti indispensabili e che dobbiamo imparare a mantenere in perfetto stato.
Recentemente uno di questi organi, grazie ai progressi della scienza medica e biochimica, è stato rivalutato, salendo agli onori della cronaca del settore salutistico: il microbiota intestinale.

Anzitutto facciamo chiarezza sui termini microbiota e microbioma che spesso vengono usati come sinonimi, ma in realtà si riferiscono a due cose diverse. Infatti, il microbiota è l’insieme dei microrganismi che colonizza in particolar modo l’intestino umano, mentre il microbioma è la totalità del patrimonio genetico che il microbiota è in grado di esprimere.

Il microbiota nel suo insieme conta circa 100 trilioni di microrganismi nell’intestino ovvero 500 milioni di volte in più delle stelle contenute in tutta la Via Lattea). Questi microrganismi sono in grado di sintetizzare vitamine e numerose altre sostanze utili al nostro organismo per svolgere tutte le funzioni che gli sono richieste. Questo patrimonio comincia a svilupparsi già nel feto durante la gravidanza e si arricchisce al momento del parto naturale quando i batteri vaginali cominciano a colonizzare l’intestino del nascituro e continuano a crescere durante l’allattamento al seno.

Il microbiota è in grado di combattere l’insorgenza di microorganismi patogeni ed allergeni come anche di supportare la peristalsi intestinale. Quando i microorganismi “cattivi” cominciano a prevalere sui “buoni” lo squilibrio mette il nostro organismo in serie difficoltà e se questo stato persiste a lungo possono insorgere numerose malattie. Ecco perché è molto importante mantenere il nostro microbiota efficiente.

Il gonfiore addominale, la stipsi come la diarrea, creano dolori addominali più o meno intensi che non ci consentono di svolgere in pieno le nostre normali attività sia fisiche che intellettuali. Questi sintomi di malessere sono causati dallo squilibrio della nostra flora batterica intestinale (disbiosi) che in questo stato indeboliscono soprattutto il nostro sistema immunitario. Il persistere di queste condizioni è oramai appurato generare infiammazioni croniche, le quali a loro volta portano a patologie degenerative come diabete, demenza (senile), malattie cardiovascolari ed anche tumori.

Abbiamo perciò tutto l’interesse a mantenere in equilibrio quello che gli antichi chiamavano, a ragione, il nostro “secondo cervello”. Il modo migliore per nutrire il nostro microbiota è alimentandolo con legumi (proteine), cereali integrali (carboidrati), frutta e ortaggi freschi (vitamine, sali minerali e fibre) e grassi vegetali non idrogenati (frutta secca), primo fra tutti l’Olio Extravergine di Oliva di Alta Qualità (acido oleico, polifenoli e profumi caratteristici).
Indispensabili sono però anche gli alimenti fermentati, fonte di muffe, lieviti e batteri contenuti ad esempio negli yogurt e nei formaggi, nei crauti ed altre verdure fermentate ed anche nei salumi tradizionali.

Così come dobbiamo imparare a nutrire bene il nostro microbiota, apportando conseguentemente beneficio al nostro corpo, dobbiamo altresì essere consapevoli di quali sono gli alimenti contenenti ingredienti molto raffinati che generano squilibrio perché contenti eccessi di zuccheri (dolciumi e bibite), carni (soprattutto quelle rosse), alcoolici, grassi idrogenati, conservanti, prodotti caseari freschi per chi è intollerante al lattosio (circa il 70% della popolazione adulta) oppure farine raffinate ad alto contenuto di glutine (circa l’1% della popolazione europea è celiaca).

Anche un uso improprio di numerosi farmaci, soprattutto antibiotici, crea grossi problemi di squilibrio della flora intestinale.

Le Buone Abitudini della Tavola

Sedersi a tavola è un’occasione di convivialità che ci si presenta due o tre volte al giorno.
Diventa un’opportunità per comunicare con la comunità evadendo dalla routine del lavoro, ma è anche una buona occasione per trascorrere momenti di felicità ed armonia con le persone a noi più care.

Affinché lo stare a tavola diventi piacevole e salutare è opportuno darsi alcune regole:

  • apparecchiare la tavola (anche se si è da soli):
  • non consumare mai i pasti in piedi;
  • spegnere ed invitare a spegnere cellulari e tv;
  • mettere da parte fogli, libri o giornali;
  • masticare bene e senza fretta (la prima digestione avviene in bocca) evitando in questo modo fastidiosi gonfiori intestinali.

Anche la scelta di un buon argomento da discutere a tavola può contribuire a ben predisporre il nostro apparato digerente. Se la discussione langue oppure se si accende eccessivamente su argomenti spinosi come lavoro, politica, religione, calcio (per alcuni è una religione anche questo) o quant’altro possa “turbare” la convivialità si può intervenire abilmente lanciando spunti di conversazione altrettanto interessanti che possono favorire la reciproca conoscenza dei conviviali. Quindi, a seconda della situazione, dei presenti e con molta discrezione si possono lanciare domande come:

  • Se potessi viaggiare nel tempo, ti piacerebbe più andare a conoscere i tuoi antenati oppure i tuoi pronipoti?
  • Quale è stata la persona che hai conosciuto e che più ti ha colpito per la sua gentilezza e generosità?
  • Quale talento innato ti sarebbe piaciuto avere? Cantare, suonare uno strumento, cucinare, free climber, dipingere …
  • Che film recente mi consigliate di andare a vedere?
  • Vorrei fare un viaggio, che parte dell’Italia, dell’Europa o del mondo mi consigliate?
  • Vado in vacanza ed avrò finalmente tempo per leggere. Mi date qualche titolo di libri che devo “assolutamente” leggere?

Se la compagnia è buona e la colazione, il pranzo o la cena che avremo davanti sarà ben equilibrata, il nostro microbioma farà il resto per mantenere sano il nostro corpo e saremo anche più felici.

Consulenze e Competenze sulla Cucina Creativa Salutare

  • Dieta riabilitativa, fitness, dimagrante, ricostituente, di mantenimento.
  • Piani di alimentazione personalizzati per comunità, mense aziendali, ospedali, nuclei familiari.
  • Corsi di Cucina Creativa e Salutare.
  • Educazione Alimentare: Scuole Alberghiere, Scuole Primarie e Secondarie.
  • Servizi di Food Fotographer
  • Servizi di Food Designer
  • Servizi di Web Food Stile Designer
  • Formazione team di specialisti sul Gusto e Olfatto: anatomia, fisiologia e chimica degli aromi.
  • Formazione panel di assaggiatori: Analisi Sensoriale. Linguaggio sensoriale e schede analitiche personalizzate.